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TRUE DETECTIVE – Season 2

Written by Giulio De Gaetano

TRUE DETECTIVE Season 2

Vinci, depressa e deprimente cittadina all’ombra di Los Angeles, sta per inaugurare una linea ferroviaria ad alta velocità in grado di sferzare la sonnolenza e sospingere il giro economico in un riciclo di soldi e interessi palesemente sporchi. Il marciume, comunque, non può scomparire nemmeno col verde del denaro, e il sangue è destinato a scorrere. L’assassinio di Ben Caspere destabilizza i giochi di potere, portando il boss Francis Semyon (Vince Vaughn) a servirsi di ogni mezzo, incluso il poliziotto corrotto Ray Velcoro (Colin Farrell).

La poliziotta “outcast” Antigone Bezzerides (Rachel McAdams) e l’ambiguo agente Paul Woodrugh (Taylor Kitsch), si ritrovano ad indagare in una direzione che non sembra mai convergere verso alcun epilogo, mentre intrighi personali e professionali si intersecano in uno scenario di morte.

TRUE DETECTIVE Season 2

Dopo un’epica prima stagione, non solo novità nel panorama delle serie tv ma anche supportata da un cast in stato di grazia con gli eccellenti Matthew McConaughey e Woody Harrelson, l’ideatore Nic Pizzolatto si è ritrovato a compiere delle scelte su come far proseguire la sua creatura. I principali drivers così diventano: poggiare la struttura su un cast di prima categoria, affidare la regia non ad una sola persona ma ad un team e, specialmente, cambiare drasticamente toni e location. L’assolata e afosa Louisiana viene sostituita dalla buia Vinci (nei meandri di L.A.) e il ritmo muta da lento e inesorabile a cadenzato con picchi adrenalinici di pura azione. Ci troviamo così di fronte ad una scena, come quella della sparatoria dell’episodio “La fine è vicina”, del tutta inedita per il serial, ricca di pathos al punto da emergere dallo status di telefilm per traghettare su un format cinematografico puro. Ma questo basta?

TRUE DETECTIVE Season 2

La seconda stagione di True Detective risente, innanzitutto, di coesione tra gli episodi, vuoi per l’avvicendamento dei registi (contro il solo Cary Fukunaga della prima stagione), vuoi per una sceneggiatura che sembra inserire in secondo piano la storia che dovrebbe fare sempre da traino ma che, invece, si rintana verso l’introspezione dei singoli personaggi. Ecco che così True Detective diviene un contenitore dove scoprire la vita privata dei protagonisti, e questo è un bene. Peccato che questo poco enfatizzi il collante che ne unisce e sorregge le vicende, ovvero la trama stessa, correndo verso un finale amaro abbastanza prevedibile. Nonostante ciò, la creatura di Pizzolatto si rivela come prodotto superiore alla media, con protagonisti curiosamente interessanti, spigolosi al punto giusto e recitati con grandissimo mestiere.

RANK: 7/10

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