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AMERICAN HORROR STORY – Season 3

Written by Giulio De Gaetano

Cordelia è la tenutaria di un’accademia particolare, un luogo dove si riuniscono le ultime streghe rimaste sulla Terra consce del proprio potere, tra queste Zoe (che avendo rapporti sessuali uccide il proprio partner), Madison (pratica nella telecinesi), Nan (una sorta di chiaroveggente) e Queenie (una bambola voodoo umana). I loro poteri, benché notevoli, sono inezie rispetto a quelli immensi della Suprema, Fiona, madre di Cordelia.

A questo strambo ensemble si uniscono la stravagante hippy Misty Day (in grado di resuscitare i morti), lo pseudo-zombi Kyle e la torturatrice di neri Delphine Lalaurie (graziata, per così dire, dal dono dell’immortalità e sepolta sottoterra dentro una cassa per molti molti anni). Scopo della congrega quello di eleggere la nuova Suprema, attraverso il superamento della prova nota come Seventh Wonders e, specialmente, di tentare di liberarsi dello strapotere glaciale di Fiona.

Dopo un’intrigante stagione 1, caratterizzata da un pout-pourri ben rimescolato ed una meravigliosa seconda stagione sostenuta da una lucida follia capace di raggrumare gli alieni con i nazisti, gli esorcismi con il manicomio, eccoci al momento che nessuno voleva trovarsi di fronte, o almeno non così presto: la caduta. Inutile tentare di prendersi in giro o farsi rabbonire da pseudo-intellettualistiche interpretazioni, il candore argentato di questa terza stagione non è altro che fumo negli occhi incapace di velare la totale assenza di contenuti, annichiliti anche da un limitatissimo intreccio, banale e alle volte forzato. Incredibile, in tal senso, constatare cali di plot a dir poco imbarazzanti, come non citare l’inutilità dell’innamoramento di Nan per Luke (oltre che al taglio netto del subplot) l’improvvisa comparsa dell’Axeman, figura propedeutica per uno dei twist (telefonati) finali o l’utilizzo dei poteri di Misty Day per generare finti colpi di scena, finte morti, per dare un (finto) crescendo agli episodi.

Non si vuole nemmeno negare alcuni spunti di valore o la caratura immensa di un cast stellare, con una Kathy Bates più “gigiona” che mai, una Jessica Lange disperata e al contempo implacabile e una Angela Basset che, oltre a dimostrare la metà dei suoi anni, riesce a tagliare lo schermo con uno sguardo magnetico. Quello che manca ad American Horror Story season 3 è l’anima. Troppa carne al fuoco lasciata a marcire, senza veri e propri guizzi emotivi, con sotto trame abbozzate e poi abbandonate e con un finale tagliato con l’accetta (è il caso di dirlo), frettoloso, scontato e inconcludente. Peccato.

VOTO: 4.5/10

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