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STAKE LAND – Jim Mickle

Written by Luca Zanovello
RANK: 7/10

Martin (Connor Paolo, Mystic River, World Trade Center) è un ragazzo che ha perso tutto per colpa di una tremenda epidemia di vampirismo che, in un’America post-apocalittica, ha falcidiato la popolazione e costretto i pochi superstiti a rifugiarsi in desolate zone rurali.

È stata proprio una delle fameliche creature a sterminare la famiglia di Martin, che vede morire ogni suo punto di riferimento, insieme alla possibilità di recuperare una vita normale. Una vita alternativa, tuttavia, gliela offre l’enigmatico Mister (Nick Damici, World Trade Center), un violento e solitario cacciatore di vampiri che porta con sé il ragazzo, istruendolo su come resistere in quella che, come suggerisce il titolo, è ormai diventata la selvaggia “terra dell’impalamento”.

In una variegata avventura horror on the road, il saggio e disilluso bad-old-guy insegna al giovane l’arte della sopravvivenza attraverso le brutali e sanguinarie tecniche di uccisione degli immondi esseri che non hanno più nulla di umano, se non l’aspetto. Senza dimenticare la minaccia umana, il fanatismo vaticinante di una setta religiosa che, complice il contesto di abbandono, ha reclutato e plagiato dei sopravvissuti sotto la guida di un folle santone. Martin, tuttavia, è destinato a forgiarsi nel sangue in una desolata e brulla provincia americana chiazzata di sangue dove o uccidi o vieni ucciso. Come si redime l’anima? Lungo il percorso, salvando altre vite pure e sacrificando quelle corrotte dal virus o dal male, Martin perde l’innocenza e diventa sempre più simile all’(apparentemente) insensibile Mister.

Sebbene le fila del racconto siano tirate del giovane e bravo protagonista, la figura più intrigante e controversa dell’ottimo film di Jim Mickle (operatore e tuttofare cinematografico, questa è la sua quarta regia) è senza dubbio proprio l’esperto killer di vampiri che diventa padrino del giovane assistito mostrando passo dopo passo (anzi, chilometro dopo chilometro) la propria umanità nascosta sotto strati di disillusione. Attorno a lui Mickle imbastisce un racconto d’orrore pieno di sangue sì, ma con un buon livello di raffinatezza stilistica e narrativa. Ricordando a tratti The Road (John Hillcoat, 2009), Stake Land offre quasi un’ora di gradevoli spunti riflessivi e impressionanti cartoline di decadenza psicofisica, cadenzati da carneficine cruente che appagano il lato gore della platea col supporto di buonissimi effetti visivi e di una regia senza tentennamenti.

Nella cornice di una fotografia giallognola che si mimetizza con i brulli campi della campagna teatro delle vicende, Stake Land è una storia di succhiasangue sorprendentemente intensa, aggettivo che si sposa perfettamente anche con i suoi due protagonisti, intrecciati da un’inattesa alchimia. Qualche piccola sbavatura sorge nel momento in cui andrebbe invece sferrato il colpo decisivo: l’ultima mezzora arranca, la morsa del duplice pericolo (quello soprannaturale e quello mestamente umano) si allenta un po’ troppo e il prolungato camminare dei protagonisti perde la rotta. Fortunatamente il fieno messo in cascina in precedenza è tale per cui il risultato finale non ne esce particolarmente ridimensionato, ponendo Stake Land come interessante variazione su un tema gettonatissimo e tappa dell’horror moderno da considerare con attenzione.

RANK: 7/10
Regista/Director: Jim Mickle
Cast: Danielle Harris, Kelly McGillis, Michael Cerveris, Connor Paolo
Usa 2010

Posted in Horror by Luca Zanovello on marzo 11th, 2013 at %H:%M.

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