SADOMANIA – Jess Franco
Una coppia di sposi in cerca di un luogo appartato si imbatte in una prigione femminile. La carceriera, Magda, prende come prigioniera la donna, con delle mire ben precise … rivelando l’interno del carcere in tutta la sua crudezza, un cupo loculo dove le prigioniere sono vittime di ripetute molestie sessuali.
Le ragazze più ribelli vengono sottoposte ad una sorta di caccia in cui non vi è scampo: vengono fatte correre nell’acqua in attesa che un proiettile le trapassi o un coccodrillo le finisca. Gran parte delle torture inflitte alle prigioniere vengono espletate per il soddisfacimento sessuale dei loro aguzzini, più che per una reale punizione. In particolare Magda rende servigi al governatore Mendoza, procurandogli carne fresca, pronta per essere torturata, unico modo di soddisfazione data la propria impotenza.
Le esagerazioni di Magda finiscono quando un uomo, Michael, torna nella Hacienda Blanca per liberare la moglie, dopo essere stato costretto a giacere con la carceriera, ma trovando sollievo in una tremenda vendetta che rispetta la legge del contrappasso.
Sadomania non rappresenta il fiore all’occhiello di Jesus Franco. Una recitazione pessima, una sceneggiatura banale che riesce a malapena a giustificare il lavoro del regista atto (soprattutto) a riprendere le scene sessuali, soprattutto lesbo, una fotografia eccessivamente sporca e debolezze varie ed eventuali arroccano la pellicola su standard qualitativi opinabili. Le biondissime prigioniere lasciano ben poco nascosto alle telecamere e, in un contesto del genere, l’occhio bramoso dello spettatore si focalizza sui corpi nudi invece che soffermarsi su una tematica più o meno sensata, qui poi, del tutto assente. 100 minuti di languore fine a se stesso.