LE OTTO MONTAGNE – Felix Van Groeningen, Charlotte Vandermeersch
Esistono amicizie che viaggiano su binari privilegiati che, come quegli arbusti che crescono in montagna, hanno bisogno di pochissima cura, pochissima acqua e nutrimento, solo perché hanno radici talmente forti e salde che neanche gli inverni più duri o la tempesta più potente riescono a scalfire.
E’ il caso di Bruno e Pietro due caratteri e temperamenti così diversi e altrettanto complementari da costituire ognuno il contrappeso perfetto dell’altro. Pietro (Luca Marinelli) ha un carattere introverso e allo stesso modo sperimentatore, curioso nei confronti della vita, con fragilità così evidenti che persino i genitori si chiedono se riuscirà a sopravvivere in un mondo come il nostro, che non accetta che ci sia così tanta sensibilità a buon mercato. L’altro è Bruno (Alessandro Borghi) figlio di allevatori, montanaro fin nel midollo, con uno sguardo intelligente e che ha ben chiaro qual è il suo posto nel mondo: restare in montagna.
L’irrequietezza e il dinamismo di Pietro si contrappongono alla stabilità e la rigidezza di Bruno, creando un piccolo sistema solare dove anche se i due sono a mille miglia di distanza comunque la presenza dell’altro si fa sentire. Quasi come se ci fosse una grande forza di gravità tra questi due pianeti così diversi. I percorsi di vita portano i due grandi amici in posti lontani e dinamiche diverse ma i loro destini sono portati ad incrociarsi. Una volta diventati adulti e in concomitanza con la morte del padre di Pietro (Filippo Timi), decidono di rimettere in piedi un piccolo rifugio diroccato di montagna e farne la loro casa, un porto sicuro dove sentirsi in pace e estraniarsi da tutto il resto.
Esistono nel cinema delle alchimie che sono più uniche che rare e una di queste si chiama “Borghi & Marinelli” che, come nel film, sono profondamente diversi tra loro ma legati non solo da una forte affinità sul set ma anche una grandissima amicizia nella vita reale. Si ascoltano, si capiscono, si cercano e si ritrovano in questo film per la regia di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch (Alabama Monroe) sette anni dopo Non essere cattivo, film che ha lanciato entrambi.
Lode non solo alla notevole coppia sul set, ma anche alla scelta coraggiosa dei registi di girare tutto in set reali, senza nessun tipo di artifizio scenico, contribuendo in maniera sostanziale alla costruzione pittorica di una crudezza reale e tangibile dei luoghi. Anche la scelta di un formato in 4:3, poco cinematografico, si rivela una scelta particolarmente azzeccata, in quanto privilegia lo sviluppo in altezza delle immagini, aumentando il senso di imponenza delle montagne in confronto alla piccolezza dell’uomo. Quasi a voler inserire nella giusta prospettiva il rapporto natura vs uomo.
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