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ELEONORA BOLLA – Intervista

Written by Giulio De Gaetano

Artista in piena crescita, Eleonora Bolla nel cortometraggio “32” (diretto da Michele Pastrello) mostra enormi potenzialità in un ruolo non semplice. Il regista ha addensato il cuore delle scene sulle sue spalle e la giovanissima attrice ha risposto con una prova di spessore. Lasciamo la parola a lei.

Subito una domanda a bruciapelo: non hai paura che dopo una prestazione così rilevante in un thriller possa essere automaticamente incanalata (ed assorbita) nel cinema “di genere”? Giusto per citare un’attrice famosa che sta subendo questa sorte pensiamo a Sarah Michelle Gellar.
Sinceramente non credo. In “32″ ma anche nelle prove che sosterrò a breve voglio dimostrare che nonostante si tratti di un cinema di genere nei miei personaggi è racchiuso molto di più, dramma profondo, ironia, seduzione, rabbia. E molto altro. Io spero solo che venga assimilato da chi mi vede e che qualcuno se ne accorga, dandomi la possibilità di esprimere tutto quello che ho e che forse non si può racchiudere semplicemente in un genere.

Trovi la realtà padovana come possibile focolaio di un movimento cinematografico indipendente? Che ne pensi della situazione italiana in generale (non fermandoti all’horror)?
Ho sempre vissuto in Veneto ma fino ad ora non ho avuto che due persone che hanno fortemente creduto in me, per questo non ho la possibilità di poter dare una risposta chiara in merito. In Italia penso però che ci sia poca voglia di rischiare, poca voglia di sognare. Si parla di un cinema (e di un teatro) alla continua ricerca di nuovi talenti, di innovazione, ma per quanto mi riguarda mi sembra invece che molti produttori e molti registi non lo ricerchino realmente, dato che spesso non hai neanche la possibilità di fare un provino. In questo lavoro non si può aver paura di rischiare. L’attore vero recita col cuore. E, da spettatrice, gli attori veri li conto sulle dita della mano.

Spesso si parla di vero e proprio cancro riferendosi alla disponibilità economica offerta dai produttori per finanziare nuovi lavori. Questo è sicuramente un male da curare, ma che mi dici dell’invidia che serpeggia all’interno del nostro sottobosco? Non pensi che anche questo sia un elemento da cauterizzare per permettere a tutti di condividere risorse?
L’invidia c’è, come in qualsiasi altro ambito di lavoro, e cancellarla purtroppo penso sia impossibile. Nel nostro ambiente, in particolare, la voglia di emergere è grande, le mete alte, e si perde così il vero obbiettivo per il quale ci siamo dentro.
Non so con quale prassi un produttore decida di finanziare un regista. Molti film sono prodotti e girati con budget più che sufficienti ma, scusa se lo dico, sono quasi inguardabili. E allora perchè chi ha talento non riesce a trovare qualcuno che creda in lui?

Attualmente ti dedichi interamente al cinema oppure studi in tutt’altro settore e ti appoggi al cinema per passione? Te lo chiedo perché in prima persona ho tastato l’enorme difficoltà di mantenermi perseguendo i soli hobbies.
Non ho una seconda possibilità. Dal primo giorno che ho iniziato a frequentare l’Accademia d’Arte Drammatica non mi sono mai data una seconda possibilità.
Non mi sono mai immaginata neanche per un attimo in una veste che non sia quella dell’attrice, perchè è una parte di me.
Certo, per mantenermi faccio qualche lavoretto, in questo periodo giro con palmare e vassoio tra i tavoli di una pizzeria.

In “32″ hai incarnato la figura della natura che si ribella alle violenze perpetrate, nella vita reale sei altrettanto combattiva o ti adatti alle situazioni? E’ stato complesso identificarsi non solo in un personaggio, ma in un “simbolo” come quello citato?
Sono una donna molto combattiva, in tutte le cose della vita. Tenace, che non ha paura di faticare e spesso di soffrire. Cado e sono caduta spesso nella vita ma mi sono sempre rialzata perchè vale la pena credere in se stessi e nelle proprie forze. Sinceramente il dramma e i pensieri che caratterizzavano la figura della natura in “32″li ho trovati dentro di me senza grandi difficoltà, o meglio, sono nati automaticamente dentro di me.

So che la collaborazione con Michele Pastrello sta andando avanti: dato che è facile immaginarsi quali caratteristiche artistiche lui ha notato in te, cosa lega te all’autore veneto? Quale aspetto del suo modus agendi ti ha colpito?
Bè, lui e Alberto Terrani ( mio maestro in Accademia) sono state le prime due persone che hanno creduto in me, mi hanno insegnato, mi hanno dato la possibilità di recitare e di esprimermi. Michele è un vero professionista, un regista che come me lavora con il cuore prima di tutto, che nutre profonda attenzione al lavoro dell’attore, considera ogni aspetto del suo lavoro determinante. E soprattutto pretende, questo è quello che mi piace di più di lui, questo mi porta prima di tutto a migliorarmi sempre di più.

Di solito questi commenti vengono affidati ad attori/attrici dalla pluriennale esperienza, ma stavolta invertiamo le carte: che consigli ti senti di dare agli attori/attrici per non demordere e perseguire con tenacia i loro obiettivi?
Con umiltà, consiglio di faticare, faticare e ancora faticare perchè questo lavoro è una continua scoperta, una continua ricerca dentro di se.
Essere in grado di scavare dentro di se, non avere paura di lasciarsi andare al dolore, alla felicità, alla paura. Ascoltarsi. Per me questo non è solo un lavoro ma una parte che inevitabilmente è in me la mattina quando mi sveglio e la sera quando vado a letto. Per questo consiglio di guardarsi dentro e capire se davvero è quello che si vuole fare e se si è disposti a scegliere una vita senza certezze.

Posted in Cinema by Giulio De Gaetano on novembre 2nd, 2011 at %H:%M.

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