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THIS BIG HUSH – Shriekback

Written by Domiziano Christopharo


Manhunter – Frammenti di un omicidio
è un film di Michael Mann del 1986, tratto dal libro I delitti della Terza luna di Thomas Harris. Si tratta della prima apparizione ufficiale nel cinema, del personaggio di Hannibal Lecter (qui chiamato Lecktor), reso celebre da Anthony Hopkins nel Silence of Lambs di Jonathan Demme (vincitore di ben 5 oscar) e qui interpretato invece da Brian Cox. Di Manhunter è stato girato un remake sedici anni dopo, dal titolo Red Dragon, più fedele al romanzo.

Il cinema, la musica e tante altre forme artistiche (e non solo) oggi risentono davvero il peso della visione fast-food dell’industria. Ricordo che quando ero piccolo un film poteva transitare per mesi al cinema, oggi dopo 2 settimane risulta già datato. Questa necessità di dover sfornare sempre prodotti nuovi, uno dietro l’altro, non solo ha abbassato i livelli contenutistici (sebbene in molti casi è stata elevata la sperimentazione della forma), ma anche oscurato con la sua mole produttiva gran parte del passato.

Oramai si parla dei film in bianco e nero come di preistoria, di roba noiosa a prescindere, finendo nel far cadere in errore perfino i giovani appassionati di cinema che pensano che Elephant Man (David Lynch, 1980) o Ombre e Nebbia (Woody Allen, del 1991 come Il silenzio degli innocenti) siano film “vecchi” solo perchè stilisticamente diversi. Nonostante, quindi, la popolarità di film quali Il silenzio degli innocenti Red Dragon e il successo di personaggi entrati a far parte dell’immaginario collettivo come Hannibal Lecter, mi lascia sempre un po’ basito il constatare come il pubblico appassionato del genere, sia più propenso a conoscere un film tutto sommato inutile e mediocre come Hannibal piuttosto che il precursore dei sopra citati film: Manhunter. Il film diretto da Michael Mann è un film autorale, poco “leccato” e ammiccante, dotato di vari piani di lettura emotiva e, a mio avviso, nettamente superiore al pluripremiato film di Demme.

All’interno del panorama del cinema contemporaneo, pochi registi possono vantare una filmografia coerente e di qualità come quella di Michael Mann, un regista che ha attraversato gli ultimi trent’anni di storia del cinema americano affrontando il genere poliziesco, portandolo a livelli di raffinatezza visiva e di introspezione psicologica assoluti, pur senza disdegnare incursioni nell’horror (La Fortezza). L’autore si concentra sugli aspetti psicologici che prospettano ben poche digressioni nell’horror (anche se la sequenza della carrozzella infuocata resta nella memoria di chi lo vede come una delle scene più spaventose e crudeli mai girate); non siamo di fronte a un thriller, quanto ad un dramma esistenziale spinto all’eccesso, una ricerca di amore e accettazione quasi cannibalistica e autolesionista, senza speranza alcuna.

Ciò che contribuisce a rendere Manhunter un cult è la scelta azzeccata della colonna sonora, che veste di emozioni e chiavi di lettura aggiuntive ogni singola scena, in particolar modo grazie al lavoro degli Shriekback, band di cui Mann era fan. Gli Shriekback, nati come duo nel 1981 in Inghilterra grazie all’unione di Barry Andrews e Dave Allen, divenuti trio con la successiva inclusione di Carl Marsh, diventano gruppo di punta per il regista, che utilizza loro brani anche all’interno di altri film e perfino nella serie televisiva Miami Vice, da lui prodotta.

È in Manhunter, tuttavia, che l’alchimia si sviluppa completamente, e ne è dimostrazione il fatto che evocare le immagini del film è impossibile senza evocare uditivamente This big hush, ascoltabile cliccando qui.

La canzone in una frase:

Holding up an animal fear
Soaking up the waves underwater
Tuned to music no one can hear
Forever in this half-light

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