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THE FACULTY – Robert Rodriguez

Written by Simon Franklin
RANK: 6.5/10

Siamo in un anonima cittadina dell’Ohio, in un liceo della più tipica provincia americana un parassita si impossessa di tutti i professori della scuola. Lo scopo: invadere il pianeta. Protagonista il solito gruppo eterogeneo di studenti incarnanti la solita manciata di cliché della società americana.

C’è il il bravo studente, timido e vessato da tutti, il quaterback di successo, il ragazzo tenebroso e intelligente, l’integratissima capo cheerleaders e l’emarginata con evidenti difficoltà nel socializzare. L’esperienza risulterà formativa ed alla fine tutti avranno compiuto l’auspicato cambiamento interiore in pieno stile “viaggio dell’eroe” Vogleriano.

Dietro la macchina da presa (inaspettatamente) troviamo la mano di quel Robert Rodriguez fresco reduce dai fasti di Dal Tramonto all’Alba ancora sotto contratto con la Miramax. Pensando al futuro autore di Sin City potremmo sentirci vagamente spaesati e incuriositi. Che accade? Accade che la regia di Rodriguez, benché funzionale, dinamica e coinvolgente, è solo il dolce orpello che confeziona il soggetto del vero autore della pellicola: lo sceneggiatore Kevin Williamson, guru dei teen Movie citazionisti degli anni 90′.

Lo sceneggiatore di So cosa hai fatto, Scream e della serie Tv Dawson’s Creek, (in)scrive la storia nel suo habitat naturale: le ambientazioni scolastiche, le trame adolescenziali con un costante rimando al suo amore di sempre, il cinema. La citazione è la vera cifra stilistica di tutte le sue opere ed è proprio l’utilizzo che viene fatto di questa che ci permette di comprendere il significato più intimo delle sue pellicole.

Sarebbe fin troppo semplice ed immediato etichettare queste come superficiali e stereotipate, anche perché la citazione in questo contesto non va letta come strumento attraverso il quale riformulare stilemi artistici o calarsi nei “pastiche” intertestuali tipicamente Coeniani. No, L’operazione di Williamson è più genuina e diretta, ed è per questo che si corre il rischio di rimarcarne soltanto la poca raffinatezza linguistico-espressiva. Williamson non fa altro che riportare se stesso nel suo ambiente giovanile e raccontare, volta per volta, l’amore per il cinema con cui è cresciuto, quello che lo ha divertito, nella sua fruizione più banale, ovvero quella ludica e di intrattenimento. Lo fa creando un personaggio enunciatario che altri non è che, per l’appunto, se stesso.

Per capirlo basta analizzare le ambientazioni dei suoi film. Nonostante le trame thriller-horror o sci-fi l’atmosfera è spesso vivace, colorata, divertente e mai cupa. Un gruppo di ragazzi (quelli di Breakfast club?) solitamente si ritrova al centro di strane avventure, dovendo affrontare situazioni pericolose, come se tutto fosse un grande gioco con alla base un unico argomento, il cinema. Laddove in Scream il giochino verteva sui film slasher (Halloween su tutti ), in The Faculty l’aspetto ludico si concentra su film e romanzi fantascientifici.

Se in Scream il personaggio-enunciatario Rendy delucidava su come sarebbero dovute andare le cose in un film horror, qui lo stesso compito è affidato a Stokely, la ragazza introversa e silenziosa. Infatti sarà per merito della sua passione per la fantascienza che il gruppo di ragazzi sarà in grado di comprendere e anticipare gli avvenimenti. La ragazza trova le soluzioni ai problemi del gruppetto facendo semplici analogie con l’Invasione degli ultracorpi e Il terrore della sesta luna (“Che cosa manca?” “Negli Ultracorpi c’erano i baccelloni, qui non c’é niente. Dove sono i baccelloni?” “Qui niente baccelloni, ci sarà una cosa diversa.” “Nel Terrore della sesta luna erano parassiti … ”) e ipotizzando l’esistenza di una Madre-Regina (“In teoria sono tutti collegati, se uccidiamo la madre uccidiamo tutti”).

Inoltre i protagonisti fanno continui riferimenti al cinema di genere, come E.T, Man in Black, molti rimandi a Terminator 2 (il cognome di Casey è Connor, il coach di football è interpretato da Robert Patrick , il T-1000, e si intravede di sfuggita uno scheletro del Terminator appena entrati nell’aula di scienze).

Il test a cui si sottopongono gli studenti per verificare se sono posseduti dagli alieni richiama alla memoria La Cosa di John Carpenter, mentre il parassita si insinua attraverso gli orifizi corporei alla stessa stregua di quello de Il Demone sotto la pelle di David Cronemberg. Ovviamente siamo lontani dalla poetica estetizzante ricercata dai due autori appena citati. Williamson da par suo si limita a ricordare la sua America da liceale, ricca di cliché cinematografici, divertente e divertita , in cui è cresciuto amando e giocando proprio con questi film.

A volte nell’analizzare una pellicola bisognerebbe soprattutto chiedersi se lo scopo iniziale prefissatosi dall’autore sia o meno stato raggiunto. Williamson con l’ausilio della mano di Rodriguez ci porta nel suo semplice mondo, armeggiando con i topoi narrativi dei generi cinematografici, omaggiandoli , ricordandoci che a volte il cinema dovrebbe essere solo finzione e divertimento. Per i palati fini, i ricercatori dell’autorialità artistica, questa non è certo una pellicola che può ritagliarsi uno spazio nella memoria.

Ma, nonostante tutto, lo scopo iniziale è stato in ogni caso ampiamente raggiunto; divertirsi con leggerezza senza tralasciare eleganza e gusto per la narrazione classica. Se le ambientazioni risultano a ragion veduta semplici e stereotipate, il merito di Williamson è sempre quello di trovare, attraverso i dialoghi, quel pizzico di intelligenza e introspezione psicologica. Nel gioco, gli studenti palesano la consapevolezza di essere personaggi cinematografici e, in quanto tali, nel corso della narrazione denunciano la loro natura (stereotipata) compiendo un percorso di crescente distacco da essa. Simpatica la sequenza in cui la massima espressione del cliché liceale americano, ovvero la partita di Football, diventa il pretesto ideale per una contaminazione di massa, sotto gli occhi ignari e ingenui dello spettatore medio entusiasta.

In fondo è sempre e comunque solo cinema. “Va bene Casey, accettiamo gli alieni per un secondo, perché qui? Perché in Ohio?” “Se tu dovessi conquistare il mondo, punteresti la Casa Bianca stile Indipendence Day o entreresti dalla porta di servizio?”.

RANK: 6.5/10
Regista/Director: Robert Rodriguez
Cast: Elijah Wood, Jordana Brewster, Clea DuVall, Laura Harris
Usa 1998

Posted in Horror by Simon Franklin on giugno 25th, 2013 at %H:%M.

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