CLIP – Maja Miloš
Una liceale che vuole divertirsi, Jasna, a cui piace il sesso, che ha un padre malato terminale ed è chiusa nei suoi dubbi e nelle sue paure come tutte le adolescenti. In aggiunta Jasna vive in Serbia, quella del dopoguerra, dove ormai si respira aria di libertà tra i giovani studenti e tutto diventa sballo.
Quando poi Jasna si innamora di un ragazzo tre anni più grande di lui, entra in una cerchia di nuove amicizie e comincia a fare nuove esperienze. Tutte filmate dal suo onnipresente cellulare.
Tra scuola, problemi a casa da cui vuole solo fuggire, e il ragazzo emotivamente distante e poco coinvolto, Jasna trascorre una vita sregolata e piena di eccessi. In un mondo privo di freni, dove ogni regola è stata divelta come le finestre della scuola, un mondo di rabbia, Jasna cerca pur sempre la tenerezza.
Klip è un film difficile da digerire. Tra menzogne, sregolatezze, voglia di scoprire il mondo e desiderio di onnipotenza, gli adolescenti sentono di poter fare quello che vogliono in assoluta consapevolezza, con l’impellente desiderio di superare i limiti, senza tener conto degli strascichi che si portano dentro. Perché, malgrado tutto, i dolori ci sono e si fanno sentire. Maja Miloš ha fatto di questo film una sorta di monito verso la società, ci mostra con violenza e prepotenza quello che davvero accade tra gli adolescenti senza nasconderci o edulcorare nulla. Il sesso prima di tutto. Queste ragazze lo chiedono, lo vogliono allo stesso modo con cui chiedono una canna, una tirata di coca. Il sesso, come una gara a chi lo fa meglio, a chi lo fa di più, un’olimpiade del miglior pompino, mostrato, potente da attraversare la cam.
La Miloš sciocca gli spettatori, genitori di altri adolescenti, increduli e perplessi nel chiedersi se anche i loro innocenti figli sono altrettanto cattivi, deboli, deliranti. La regista non lascia dubbi. Klip è una pellicola chiacchierata, che ha fatto i conti con la censura sia perché la bravissima Isidora Simijonovic si è prestata a girare scene vietate ai minori (quando lei ancora lo era), sia perché è un lavoro brutale, crudo, shockante. In un ambiente poverissimo, lacero, i personaggi si muovono in maniera convincente, sono tutti fortemente caratterizzati in un contesto molto reale e concreto, che da una parvenza concreta alle immagini girate con il videofonino.
Klip sembra un film girato per quei genitori che non vedono la realtà delle cose e che non hanno la minima paura quando scrutano i propri figli uscire di casa. Sentono e credono che i loro figli vivano l’adolescenza sereni e in tutta sicurezza, quando persino l’amore sembra poter scaturire solo da un gesto violento.