SPECIES 2 – Peter Medak
L’uomo è atterrato su Marte. Per la precisione un americano, Patrick Ross. Raccolti i campioni da riportare sulla Terra, l’astronave è pronta per ripartire ma uno strano black-out della crew ritarda di qualche minuto il viaggio. Proprio Patrick viene stato invasato da una specie di presenza aliena che usa l’uomo come involucro per approdare al pianeta blu.
Eve è un ibrido umano-alieno, clone di Sil (l’alieno di Species), rinchiuso dentro un’area militarizzata e controllata dalla dottoressa Baker. Patrick, attraverso diversi rapporti sessuali, inizia a far sfornare piccoli alieni che formano un sempre più pericoloso esercito, mentre il richiamo sessuale dei due alieni, Eve e Patrick, si fa sempre più forte.
Il fanta-horror è un genere non troppo battuto, sempre in bilico tra B-movie e parvenza di grandiosità, col rischio di franare senza possibilità di scampo, specialmente quando cui diventa troppo hollywoodiano o parte senza fondi sufficienti a garantire le manie di onnipotenza di soggetti ben oltre il realizzabile. Esistono anche pellicole come questo Species 2, appunto, che indossano immediatamente il cappello da B-movie e proseguono per la loro (onesta) strada. Illuminato dalla (poco visibile) mano di H. R. Giger, Peter Medak si lancia in un sequel di cui nessuno ha bisogno ma che può essere gustato senza alcuna pretesa, in qualsiasi momento.
Furbescamente Species 2 alza la puntata sul versante gore e sulla quantità di corpi femminili nudi, senza scadere nel trash ma, anzi, mantenendo una patina di professionalità che ne evita il tonfo. La splendida Natasha Henstridge, rediviva tramite clonazione, dopo la fine fatta nel capitolo precedente, dona verve alla pellicola, affiancandosi ad uno spompato Michael Madsen. Il film di Medak predilige l’azione alla tensione, si veda in particolar modo la sequenza finale, dirigendo un buon fanta-horror dal chiaro destino straigh-to-video, con un epilogo che guarda verso un successivo capitolo.