SI PUÓ FARE L’AMORE VESTITI? – Donato Ursitti
Aurora (Bianca Guaccero), trentenne solare e anonima nella sua bellezza, fuggita dal suo paesino natale pugliese colmo di pregiudizi, abita a Roma dove studia e insegna sessuologia. Da qui, però, viene richiamata in paese per via delle condizioni poco stabili della madre, così ritorna a quella casa che ha lasciato assieme alle maliziose dicerie degli abitanti, avvezzi ai pettegolezzi e ai pregiudizi tipici di un paesino del sud.
A tutto ciò si aggiunge la scoperta che la sofferenza della madre altro non è che ipocondria a causa dell’imminente ritorno del marito, scappato anni prima con un’altra donna che ora riporta in paese per sposarsi.
Una Bianca Guaccero monocorde al centro della curiosità e delle chiacchiere dei paesani, che la vedono ereditiera della condotta deplorevole del padre, e la sua professione che culmina (quasi) nella lieve eresia popolana. L’incontro con l’amico Andrea, gay silenzioso che non vuole scandali, e il veterinario Pietro che ha problemi con la figlia, spingono però la giovane a non darsi per vinta, dando vita ad uno studio di sessuologia, con la convinzione che possa essere d’aiuto alla gente del luogo. Ovviamente ne è convinta solo lei, ma determinazione e audacia basteranno a far nascere nei suoi conterranei la fiducia necessaria perché si rivolgano proprio a lei per tali delicati motivi?
La commedia confezionata attorno ai contrasti tra la soluzione dei problemi intimi e le chiuse mentalità di un piccolo paese meridionale, per evitare scabrose scoperte, segue i contorni mai melensi e sostanzialmente neanche tanto divertenti della giovane esule di ritorno e degli abitanti pugliesi. Lei cerca di superare invidie e pettegolezzi, loro quasi di emarginarla, suscitando qualche sorriso tra gli spettatori, in un ennesimo film sulla stereotipia dei meridionali, tra l’avversione per la modernità e la mentalità ancora legata ai vecchi pregiudizi. Si poteva osare di più. Una commedia in bilico che, oltre alla caratterizzazione dei personaggi, non riesce a decollare, restando inserita dentro una cornice adatta ad uno sguardo più televisivo che cinematografico.